Fashion Secrets

Hemline Index

Daniele Russo su Apr 20, 2020

Hemline Index

Fashion pill del giorno:

 

È stata segno di critica, anticonformismo e rivoluzione durante il boom della beat generation – dovresti chiedere a Mary Quant, ne sa qualcosa - e in piena fioritura della cultura hippy.

Il simbolismo che ha assunto era senza dubbio superiore alla porzione di pelle che scopriva o lasciava nascosta, intatta agli sguardi maliziosi.

 

Come? Sai a che mi riferisco?

 

Wow, qualcuno ha fatto i compiti. Hai centrato nel segno! 

Oggi parliamo di gonne, e di abiti da donna in generale. La loro lunghezza è stata molto variabile nell'arco narrativo tracciato dalla moda, quasi proporzionale all'ottica sociale che le investiva, loro malgrado.

 

Osserva il novecento, prendi in considerazione il periodo compreso tra gli anni del primo dopoguerra, il 1920, e gli anni '90. In meno di tre quarti di secolo, potrai constatare quanto la percezione del pudore e di conseguenza la lunghezza  di questi indumenti sia cambiata innumerevoli volte, in maniera anche altalenante.

 

Perché mai tutti questi cambiamenti drastici?

 

Potremo semplicemente attribuire come unico fattore condizionante la tendenza ma non sarebbe la risposta effettiva, la reale soluzione al quesito, anzi ne staremo solo scalfendo la parte più morbida, la sua superficie.

 

Oggi sto per svelarti che non sono assolutamente da basare al singolo motivo citato sopra.

 

Un esempio?

 

Nel 1926, l'allora noto professore della cattedra in “industrial reletions”  alla “University of Pennsylvania”, George W. Taylor, elaborò e introdusse nell'ambiente economico una teoria peculiare, la “Hemline Index”, ovvero “l'indice dell'orlo”.

Detta in parole povere, ogni qualvolta che si registrava un andamento positivo in borsa, gli orli sugli abiti da donna si accorciavano per poi discendere, lungo le cosce e fino oltre le ginocchia, quando invece i trend erano a picco.

Insomma, gli orli fluttuavano in base ai prezzi delle azioni e al prodotto interno lordo.

La prima comprova all'indice arrivò dopo appena tre anni, durante la grande bolla del '29.

Immagina il potere d'acquisto di una donna in quel periodo di crisi: con la poca liquidità rimasta, si comprava a rigor di logica solo i beni necessari.

E l'abbigliamento non era tra questi.

Ciò corrispondeva all'utilizzo crescente degli indumenti da ufficio anche nel quotidiano, grigi e lunghi fin quasi alle caviglie.

 

E in tempi più ameni?

 

Inversione di marcia! Nel successivo boom economico esibire gli sfarzi era d'obbligo e c'era abbastanza denaro per farlo.

E subito a brindare con gonne corte, abiti maschili sfavillanti e alcol di contrabbando in uno  speakeasy di Chicago, un cocktail accompagnato dal ritmo frenetico di un brano swing.

 

Morale della favola?

 

Non è tutta tendenza, ciò che indossiamo.

A volte si tratta anche di economia.

 

 

Ps La teoria del professor Taylor risulta tuttora molto accreditata, inoltre nel 2010 ha ricevuto diverse convalide accademiche.